Quando poi abbraccia me, vorrei lasciarmi andare e crollare. Piangere, come quando avevo otto anni e mi ruppi la caviglia. Invece no. Ci teniamo stretti più a lungo del solito e facciamo fatica a staccarci.

Mi mancherà tutto questo. La nostra amicizia. La familiarità. Bright Side è sempre stata qui, accanto a me. Facciamo sempre tutto insieme.

Non riesco a uscire dalla mia stanza senza prima fissare il portatile di Bright Side, rimasto intatto sul comò da oltre una settimana. Lei lo ha lasciato a me. Contiene tutta la musica che ha scritto – e io mi sento onorato di averlo ricevuto. La mente mi sta gridando di prenderlo, ma il cuore sta facendo pesare la sua autorità e mi ordina di partire senza. Non sono pronto.

Come si può andare avanti? La risposta è: non si può. Almeno non sforzandosi, onestamente.

Ci addormentiamo sempre così. Lei sta talmente bene tra le mie braccia che giurerei che Dio l’abbia creata apposta per quello.

È come se non riuscissi a pensare abbastanza a lei e a ricordare: la sua risata, sempre presente, profonda ma femminile; la leggera spolverata di lentiggini sul naso e sulle guance e sulle spalle; quanto amasse guardare il tramonto; il suono della sua voce quando mi diceva ‘Ti voglio bene’; o com’era bello ascoltarla suonare il violino.